BIO
Emanuele Resce
Nasce a Benevento nel 1987.
Dopo il diploma al Liceo Artistico di Benevento nel 2006, Emanuele Resce si trasferisce in Germania, prima a Monaco poi a Saarbruken, per stabilirsi successivamente a Milano dove attualmente vive e lavora. La sua pratica artistica, ripresa nel 2013 dopo alcuni anni di attività politica, si è svolta per gran parte in studi di lavoro in condivisione con altri giovani artisti che provenivano da esperienze e formazioni diverse.
Sulla scia di questa esperienza, a Milano nel 2019 ha co-fondato OMUAMUA, una community espansa di artisti orbitante attorno ad uno spazio di 270 m2 pensato come attivatore relazionale per la generazione di nuove prospettive per l’arte contemporanea.
Nel 2021, dall’incontro professionale e umano con Valentina Avanzini (Parma, 1995, ricercatrice) nasce Il progetto di ricerca interdisciplinare TRANSPECIES, tutt’ora in evoluzione attraverso pubblicazioni, mostre e documentari, che Resce porta avanti in parallelo alla sua pratica artistica.
Principali mostre personali: Sinai Phone, Nashira Gallery, Milano (2024); Counter Mythology (by Transpecies), Museo Irpino, Avellino (2023); Al-Khwarizmi, Museo Archeologico, Spoleto (2022); Alban Eluded, Galleria Brera Uno, Milano (2018); Distanza del tempo presente, Galleria The Room Studios, Roma (2017)
Principali mostre collettive: IMMATERIALITY OF REJECTION, Myymälä2 Gallery, Helsinki (2024); Nascosti alla luce del sole, Nashira Gallery, Milano (2023); La fonte dell’opera, consorzio la Giacinta, Roma (2022); Storie di altre storie, Piazza della Repubblica, Torino (2021); Chronoeye, I fumi della fornace, Macerata (2021); Cambio lavoro, Carrozzeria delle Rose, Milano (2021); Portal iI / 2021, Co-atto, Milano (2021); Dark Hawaii, Omuamua, Milano (2020); Shame mobile residence, Palazzo Santi, Perugia (2020); Zarathustra Desorder, Palazzo Angelini, Benevento (2019)
Statement
Materia-mather-morte: gli aspetti che si nascondono dietro la derivazione reciproca tra questi tre termini sembrano emergere in forme sempre differenti nelle sperimentazioni materiche e di metodo con cui Emanuele Resce interseca, attraverso le sue opere, parametri estetici di diverse epoche. Associando elementi naturali e industriali di recupero, l’artista utilizza tecniche espressive primitive interpreti di una connaturalità dinamica con il non umano. Il suo linguaggio si evolve seguendo un processo che spesso fa della casualità e dell’incidente di percorso gli strumenti di resistenza estetica rispetto all’ideologia antropica del dare forma e assoggettare l’amorfo. La mancanza di controllo umano sulla materia diventa così il modo per far emergere profili inaspettati di una mostruosità altrimenti latente. La pratica di riutilizzo e integrazione di materiali con cui negli anni sono stati urbanizzati, industrializzati e poi abbandonati contesti rurali, presente nelle periferie e nelle campagne del meridione italiano, da cui Resce proviene, si ripropone in modo quasi metodico nei suoi lavori. Come testimoni fossili strutturati attraverso frammenti di eventi essi sono il risultato di occasioni previncolate derivate da residui di costruzioni e distruzioni raccolti e lasciati in studio senza un progetto specifico, come messaggi pretrasmessi. Nella realizzazione dei sui ‘esseri extratemporali’ Resce inscena uno strabismo tra antico e contemporaneo in cui consacra la rappresentazione al servizio dell’esecuzione, e impiega il dato bruto come materia empirica di un significato.